Panoramica
L'impianto di trattamento chimico fisico, insediato su di un'area nella zona industriale del Comune di Pozzilli (IS), è autorizzato al trattamento di rifiuti liquidi pericolosi e non, acque reflue prodotte dalle aziende insediate nell'area del nucleo industriale e da alcune aziende fuori dall'area, acque reflue dei comuni di Pozzilli (comprese alcune frazioni) e del comune di Montaquila (IS), per una potenzialità totale pari a 27.630 abitanti equivalenti.
Pagina aggiornata al 05 dicembre 2022
La linea di processo inizia con una grigliatura grossolana manuale, posizionata all’interno del primo sollevamento, che ha lo scopo di proteggere le pompe di sollevamento, da corpi di dimensioni notevoli. Attraverso le pompe di sollevamento sono inviate alla successiva fase di equalizzazione e omogeneizzazione iniziale. Dopo il primo sollevamento, contengono materiale grossolano e sono perciò condottate ad una griglia verticale a pulizia automatica. Il liquame così privato dei solidi grossolani è inviato ad un dissabbiatore ad immissione tangenziale (a pista). Il liquame dissabbiato è inviato successivamente alle vasche di equalizzazione ed omogeneizzazione. Il contenuto delle vasche è omogeneizzato a mezzo di una turbina galleggiante nella prima equalizzazione e, a mezzo di insufflatori di profondità, nella seconda equalizzazione. Le preossidazioni che sono compiute nelle due vasche hanno il compito di evitare processi di fermentazione anaerobica e quindi di comparsa di cattivo odore. Le vasche di coagulazione e flocculazione sono necessarie per rimuovere in particolare gli eventuali metalli disciolti e parte dei solidi sospesi. La coagulazione avviene immettendo cloruro ferrico o solfato ferroso in soluzione. In questa sezione possono essere utilizzati rifiuti liquidi pericolosi con operazione di recupero come agenti flocculanti. Il liquame, aggiunto di polielettrolita e metalli sotto forma di idrossidi insolubili è inviato alla sedimentazione primaria e succesivamente al trattamento ossidativo. Il sedimentatore finale o secondario è del tipo a pianta circolare con carroponte pulitore a trazione periferica e tramoggia centrale di raccolta fango. Il liquame, acque e fango attivo, proveniente dalle vasche di ossidazione, viene decantato ed il fango si deposita sul fondo del sedimentatore. L’acqua chiarificata sfiora in alto per troppopieno e arriva alla vasca di contatto per la clorazione. Mentre i fanghi sono pompati in ricircolo alla fase di denitrificazione. Parte del fango di supero è inviato alla linea di trattamento fanghi.
La vasca di contatto per la disinfezione è di forma rettangolare con cammino ad ostacoli per consentire un tempo di contatto più alto tra l’agente ossidante e l’acqua di scarico. Dopo la vasca di contatto, l’acqua depurata giunge allo scarico in acque superficiali. Altri agenti disinfettanti possono essere usati in alternativa.
Nella sezione di trattamento sono installati due reattori tronco conici nei quali avvengono le attività di trattamento. Da qui sono dosati opportuni reagenti per permettere le reazioni di neutralizzazione, coagulazione, flocculazione e, qualora necessario, operazioni di ossidoriduzione a freddo (es. reattivo di Fenton). Uno dei due reattori, se richiesto, può essere utilizzato come pre-ispettore fanghi. Da ambedue i reattori, dopo le reazioni di trattamento, è spillata l’acqua reflua da diverse altezze aprendo le opportune valvole. Le acque post trattamento sono inviate, dopo eventuale controllo analitico, alla sezione di equalizzazione della linea trattamento acque. I fanghi chimici, estratti dal fondo conico dei due reattori, sono inviati al pozzo di raccolta per essere successivamente inviati alla fase di condizionamento e pressatura.
Il condizionamento chimico del fango misto è eseguito con idrossido di calce in soluzione acquosa e con l’aggiunta di polielettrolita ciò al fine di aumentare l’addensamento, rallentare i fenomeni di fermentazione anaerobica e migliorare la filtrabilità su tela. Il fango proveniente dal condizionamento, ancora pompabile, è inviato ad un ispessitore a gravità. Quest’ultimo è di forma circolare e interrato.
Il fango misto addensato e condizionato nell’ispessitore è ripreso da un gruppo di tre pompe mono, e inviato alla sezione di nastropressatura. Sulla mandata delle pompe viene dosato ancora polielettrolita per diminuire le forze di coesione del fango con l’acqua in esso contenuta. Il ciclo di lavoro delle nastropresse è costituito da due fasi successive. Nella prima fase (predisidratazione) il fango cade sulla parte superiore di un primo nastro continuo; la controtendenza del nastro provoca una zona di ristagno dove le particelle più pesanti sedimentano e formano uno strato capace di trattenere le particelle più fini. Nella zona sottostante il nastro viene mantenuta una certa depressione che favorisce la fuoriuscita dell’acqua. Nella seconda fase (disidratazione) il pannello viene pressato fra il primo nastro e il secondo cilindro. Il liquido che si separa dal fango e l’acqua di lavaggio sono inviati in testa all’impianto di trattamento così come le acque di separazione dell’ispessitore a gravità. I fanghi disidratati, con contenuti di umidità tra il 60 e il 70%, in uscita dalle due nastropresse attraverso rispettivamente un nastro trasportato e una coclea, sono inviati in una vasca aperta sul cielo e realizzata con quattro pareti di cemento armato; due aperture consentono il prelievo degli stessi fanghi con pala meccanica. Il deposito così realizzato consente di ridurre ulteriormente il contenuto di umidità sia per l’effetto evaporativo che per l’effetto di drenaggio. Le acque di risulta sono inviate al primo sollevamento. Il deposito dei fanghi prodotti ha una volumetria massima di 500 m3. Il fango prodotto può essere anche depositato in cassoni scarrabili sempre all’interno dell’area di deposito.
Documenti dell'impianto:
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