
Lavorazioni su linee di trattamento
Hestambiente è la società del Gruppo Herambiente che gestisce i termovalorizzatori di Padova e Trieste. L'impianto padovano sito in via della Navigazione Interna, risale agli anni Sessanta e fu il primo impianto del Paese a recuperare energia elettrica dall'incenerimento dei rifiuti. Attualmente vi sono 3 linee attive. Le prime due (Linee 1 e 2) sono di vecchia concezione e anche se ammodernate nel tempo e pienamente rispondenti agli standard ambientali, necessitano di frequenti interventi di manutenzione. La terza linea inaugurata nel 2010 è invece di più moderna concezione. Il termovalorizzatore tratta principalmente il rifiuto urbano indifferenziato e i rifiuti speciali di matrice urbana raccolti sul territorio.
Hestambiente al servizio della comunità
Hestambiente, in coerenza con le necessità di pianificazione regionale del trattamento rifiuti, è impegnata a garantire per i prossimi anni continuità di servizio alla comunità con un impianto moderno ed efficiente in grado di garantire le migliori performance tecniche e ambientali possibili.
Per ottenere tali benefici l'Azienda ha messo a punto un progetto di ammodernamento del termovalorizzatore di Padova che prevede la sostituzione delle vetuste Linee 1 e 2 con una linea analoga per configurazione e capacità all'attuale Linea 3.
Il Progetto, che comporterà benefici sia ambientali che industriali non prevede alcuna variazione della capacità di trattamento oggi autorizzata (Il Progetto, che comporterà benefici sia ambientali che industriali, prevede anche una riduzione della capacità di trattamento dell'impianto da 245.000 tonnellate/anno a 219.000 tonnellate/anno).
I dettagli del nuovo progetto
La Nuova Linea avrà la stessa potenzialità della Linea 3 e sostituirà le Linee 1 e 2 con un impianto più moderno e funzionale. La Nuova Linea opererà in parallelo alla Linea 3 e sarà alimentata con rifiuti solidi non pericolosi e con rifiuti liquidi non pericolosi. L'energia termica derivante dalla combustione dei rifiuti sarà recuperata al fine di produrre 176.000 MWh di energia elettrica, inoltre la Nuova Linea sarà predisposta anche per la cessione di energia termica. Le soluzioni tecniche prevedono l'uso delle migliori tecnologie disponibili a livello europeo (BAT best available tecniques) come l'impiego di un sistema di depurazione dei fumi di combustione del tipo a secco a doppio stadio di reazione e doppia filtrazione per ottenere la massima efficienza di abbattimento inquinanti e minimizzare i consumi di acqua e gli scarichi liquidi dell'impianto o come l'installazione di un sistema di monitoraggio continuo delle emissioni (SME) al camino e di un sistema di monitoraggio continuo degli inquinanti di processo (SMP) per intervenire tempestivamente e preventivamente sulle emissioni con ottimizzazione del consumo dei reagenti. Infine, sono previste modifiche della sezione di ingresso impianto e della viabilità interna per minimizzare le ripercussioni sulla viabilità esterna all'impianto.
Dove può messere consultata la documentazione di progetto e di studio di impatto ambientale trasmessa alla Regione Veneto?
I comuni coinvolti dalle ricadute sono stati tutti coinvolti nella procedura autorizzativa?
Tutta la documentazione è consultabile sul sito web della Regione Veneto al link.<
Lo studio di impatto ambientale è stato redatto ai sensi di legge ed ha visto il coinvolgimento di numerosi tecnici specialisti di terza parte per ciascuna componente ambientale indagata. La valutazione di tali studi è in capo alla Commissione VIA della Regione Veneto.
I comuni coinvolti nella procedura autorizzativa sono il Comune di Padova e di Noventa Padovana in linea con le realtà interessate anche nel vigente atto autorizzativo di AIA.
Entrambi faranno parte della Conferenza dei Servizi.
Perchè questo progetto è stato presentato in mancanza del nuovo piano regionale dei rifiuti visto che l'attuale è scaduto con la fine del 2020?
Quali sono le ricadute economiche e occupazionali sul territorio? È possibile quantificarle?
Con le delibere Regionali 992 e 993 del 2019 la Regione Veneto, nell'approvare la tariffa di trattamento rifiuti termovalorizzati all'impianto di Padova, ha preso atto della ridotta capacità di trattamento dell'impianto e ha invitato Hestambiente a ripristinare l'efficienza del sistema di trattamento a servizio dell'intero ambito regionale formalizzando una proposta progettuale in tal senso. Hestambiente, attenendosi a quanto richiesto, ha dunque presentato un progetto per la realizzazione di una nuova linea in sostituzione delle linee 1 e 2 (di seguito L1 e L2) che effettivamente non sono più nelle condizioni, per vetustà, di assicurare la continuità di esercizio.
Investire significa dare continuità ai processi ed alle attività e conseguentemente significa dare continuità nel tempo all'occupazione sia per i dipendenti diretti che per gli indiretti che operano attraverso ditte terze nell'impianto. L'impianto occupa poco meno di 50 persone come dipendenti diretti, oltre a personale indiretto pressoché stabilmente presente pari a circa altre 10 - 25 unità. Durante le attività di fermata per manutenzione programmata che hanno una durata media di 30 gg/anno operano in impianto per le attività di manutenzione fino a 100 persone per attività specialistiche di tipo meccanico ed elettrico. Inoltre, la fase di cantiere di realizzazione della nuova linea vedrà operare imprese civili per le demolizioni delle L1 e L2 e per le attività di realizzazione della nuova linea, imprese meccaniche, elettriche ed elettroniche.
La maggior capacità di trattamento dell'impianto, farà sì che oltre ad arrivare più rifiuti dal Veneto, arriveranno anche più rifiuti dal resto dell'Italia?
Arriveranno anche più rifiuti speciali/industriali?
A Padova e in provincia la raccolta differenziata sta progressivamente aumentando mentre stanno diminuendo volumi di rifiuti a termodistruzione. Per quale motivo si decide ugualmente di potenziare l'impianto?
Se i dati di produzione rifiuti sono in calo, perché è necessario confermare per il nuovo progetto gli stessi volumi autorizzati sul termovalorizzatore?
Corrisponde al vero che con la quarta linea aumenterà la potenzialità dell'impianto e quindi la possibilità di aumentare i volumi conferibili?
Quali tipologie di rifiuti saranno trattate?
Cosa si intende per rifiuti liquidi contenenti PFAS?
Quali sono i residui della termovalorizzazione e come vengono trattati?
Quali precauzioni sono previste in caso di incidente catastrofico?
Perché i sistemi di gestione integrata dei rifiuti urbani risultino efficaci, devono essere dimensionati su scala almeno Regionale come peraltro previsto nella normativa di settore (art. 199 del D.Lgs. 152/06). L'impianto è ben dimensionato per le esigenze regionali. Questo significa che se, in applicazione della scala di priorità dell'Unione Europea (che prevede il ricorso alla discarica solo come ultima, residuale operazione), molti dei rifiuti non recuperabili prodotti dalla Regione potrebbero così non prendere più la via della discarica. Il bacino del Veneto è ampiamente sufficiente a saturare la capacità di trattamento dell'impianto. Occorre, infatti, considerare che la regione Veneto, oggi conferisce ancora in discarica circa 600 mila tonnellate di rifiuti di matrice urbana all'anno (fonte Rapporti Rifiuti Urbani e Speciali ARPAV 2020 e 2019). Infatti, nel caso del termovalorizzatore di Padova, la possibilità di svolgere un servizio oltre i confini Provinciali significa contribuire a ridurre la quota di rifiuti urbani (e di derivazione urbana) conferiti nelle discariche della Regione.
Il termovalorizzatore è dotato di sistemi di trattamento fumi estremamente performanti e può quindi trattare anche rifiuti speciali non pericolosi, cioè rifiuti derivanti da attività produttive non recuperabili come materia con ulteriori operazioni di trattamento. Ciò rappresenta un significativo vantaggio competitivo per il territorio perché offre alle imprese costi logistici contenuti e la possibilità di un trattamento tracciato e ambientalmente compatibile dei rifiuti, prevenendo smaltimenti illegali e togliendo linfa alle ecomafie, che sugli smaltimenti illegali prosperano.
Il ricorso ad impianti di termovalorizzazione non è in contrapposizione alla crescita della raccolta differenziata. In Europa ed in Italia le regioni più virtuose in termini di percentuali di raccolta differenziata sono anche quelle dotate di importanti asset impiantistici comprensivi dei termovalorizzatori. Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia e Trentino-Alto Adige ne sono esempi rappresentativi. Lo dimostrano i dati contenuti nel Rapporto Rifiuti Urbani 2020 dell'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale scaricabile al seguente linklink - Link esterno). In questi casi la quota di rifiuto termovalorizzata va a ridurre e, talvolta ad azzerare, il ricorso alla discarica. Dal momento che la pianificazione del trattamento rifiuti è regionale, non è detto che vi sia correlazione diretta fra le performance e il trend virtuoso di raccolta differenziata di un singolo comune e i volumi trattati.
Attualmente i rifiuti urbani del Veneto che finiscono in discarica, la forma di smaltimento più impattante per l’ambiente e improduttiva, sono circa 600.000 ton. all’anno, a fronte di 240.000 ton./anno destinate a termovalorizzazione. Anche a fronte di una auspicabile ulteriore riduzione della frazione indifferenziata, esisterà ancora un’importante esigenza di trattamento residuale dei rifiuti che è più sostenibile ambientalmente gestire con termovalorizzazione piuttosto che con discarica. Anche a fronte di un calo della produzione rimarrà importante il quantitativo generato di rifiuti. L'impianto è in grado di contribuire alla copertura del fabbisogno a livello regionale: l'incremento dei rifiuti in ingresso al termovalorizzatore comporterà minori quantitativi alle discariche in linea con le indicazioni europee (DIR. 850/2018/CEE; DIR. 851/2018/CEE).
La nuova linea sarà sostitutiva delle linee 1 e 2. A fronte di tale intervento non è richiesto un incremento della capacità già oggi autorizzata pari a 245.000 tonnellate/anno. Le minori quantità trattate rispetto a quelle autorizzate non sono funzione del fabbisogno regionale ma piuttosto dell'effettiva disponibilità delle linee di trattamento. Le linee 1 e 2, in particolare, sono infatti soggette a frequenti fermate per manutenzione che determinano una fisiologica riduzione della capacità di trattamento dei rifiuti e della continuità di servizio. È importante sottolineare come nel corso di queste fermate i rifiuti non termovalorizzati siano conferiti in discarica. Dunque, la differenza tra l'autorizzato e l'effettivo trattato è rifiuto che va in discarica. L'intervento in progetto ha l'obiettivo di ovviare a tale inconveniente e garantire una maggiore efficienza nel servizio di trattamento dei rifiuti. È opportuno evidenziare infatti che, in regione Veneto, circa 600.000 tonnellate all'anno di rifiuti di matrice urbana sono oggi avviati a discarica (oltre il doppio delle 240.000 c.a. complessivamente trattate dai termovalorizzatori della regione - fonte Rapporto rifiuti urbani e speciali ARPAV 2020). Gran parte (se non la totalità) di tali rifiuti potrebbero essere trattatati al termovalorizzatore recuperando l'energia in essi contenuta ed evitando il consumo del territorio tipico della discarica.
I rifiuti per cui si richiede autorizzazione sono del tutto analoghi a quelli oggi già autorizzati. Si tratta di rifiuti urbani e speciali non pericolosi. L'unica tipologia di rifiuti classificati come pericolosi ammessa all'impianto è quella dei rifiuti sanitari a rischio infettivo provenienti dalle strutture sanitarie quali ad esempio l'Ospedale di Padova. Tale tipologia di rifiuti sono destinati per legge a termovalorizzazione per avere garanzia di corretta gestione ed eliminazione del rischio infettivo. Il termovalorizzatore di Padova è dotato di un sistema di caricamento nel forno dedicato ed esclusivo per tali rifiuti nel rispetto della piena sicurezza per gli operatori e per l'ambiente.
Nel progetto è prevista la possibilità di trattare presso il termovalorizzatore rifiuti liquidi contenenti PFAS. Si fa riferimento in particolare a percolati di discarica, rifiuti non pericolosi che possono contenere PFAS in piccole concentrazioni. La scelta di trattare rifiuti liquidi contenenti PFAS deriva dalla volontà di fornire un ulteriore servizio alla comunità per trattare in maniera ambientalmente adeguata questo tipo di rifiuti. Il trattamento dei rifiuti contenente PFAS sarà attuato nel pieno rispetto dei limiti alle emissioni.
I residui ultimi del processo di termovalorizzazione sono le ceneri di fondo e le polveri. Le ceneri di fondo sono il residuo finale della combustione che si raccolgono al termine della griglia di combustione, mentre le polveri sono il residuo solido della depurazione dei fumi di combustione. Le ceneri di fondo sono conferite in impianti di recupero che, con opportune lavorazioni, permettono di recuperare metalli ferrosi e non ferrosi e inerti utilizzati in cementifici. Le polveri, dopo inertizzazione, sono inviate in impianti di recupero e smaltimento prevalentemente esteri.
Gli impianti di termovalorizzazione non rientrano fra gli impianti a rischio di incidente rilevante (normativa Seveso); l'impianto è dotato di tutti i sistemi di prevenzione e gestione del rischio prescritti dalle normative e dalle norme di buona tecnica. Già l'attuale impianto è un sito certificato EMAS (Eco-Management and Audit Scheme) a garanzia dell'esistenza e dell'applicazione di un sistema di gestione ambientale e di gestione delle emergenze. Tale sistema prevede il mantenimento costante di tutte le misure di gestione di eventuali emergenze. In aggiunta a questo, è utile ricordare che il termovalorizzatore è un impianto già certificato al Sistema di gestione Qualità ISO 9001:2015, al Sistema di gestione Ambientale ISO 14001:2015, al Sistema di gestione della Sicurezza e della Salute dei lavoratori OHSAS 18001:2007 e ISO 45001:2018.
Quando fu costruita la Linea 3, già si diceva che sarebbero poi state chiuse le linee 1 e 2. Chi ci garantisce che anche questa volta non vada così e che la Nuova Linea vada semplicemente a sommarsi alle altre?
Quando è prevista la dismissione delle due vecchie linee?
La demolizione delle Linee 1 e 2 è già contenuta nel progetto presentato di cui è quindi parte integrante. Inoltre, non si richiede un incremento della capacità autorizzata e conseguentemente risulta non necessario ed antieconomico l'utilizzo di tutte e quattro le linee.
La demolizione avverrà partire dell'entrata in esercizio a regime della Nuova Linea. In questo modo sarà possibile garantire la continuità del servizio di trattamento dei rifiuti.
Qual'è la percentuale di efficienza energetica del processo?
Quanta energia elettrica si prevede di produrre e quanta ne consuma l'impianto?
Cosa significa "predisposizione" per il teleriscaldamento? Qual è la potenza termica che potrebbe cedere al teleriscaldamento?
Le attuali linee sono in grado di produrre energia elettrica?
L'energia prodotta rimane alla città?
La percentuale di efficienza energetica della nuova linea, calcolata come rapporto tra la potenza elettrica ai morsetti del generatore e la potenza termica immessa attraverso i rifiuti (calcolata come prodotto della portata dei rifiuti per il loro potere calorifico inferiore) è pari a circa il 27%. Le attuali linee 1 e 2 hanno un'efficienza energetica attuale di circa il 16%.
L'energia elettrica prodotta dall'impianto nella sua configurazione finale "L3 e Nuova Linea" è pari a 176 GWh/anno e il consumo è pari a 35 GWh/anno. Conseguentemente l'impianto sarà in grado di immettere in rete 145 GWh/anno.
La predisposizione per il teleriscaldamento consiste nella presenza di una derivazione di vapore dalla Turbina che, qualora fosse necessario, consentirà di cedere 20 MWt di potenza termica che si aggiunge alla potenza termica esportabile dalla Linea 3 pari a 25 MWt per un totale di 45 MWt complessivi.
Le Linee 1 e 2 producono attualmente energia elettrica con una resa decisamente inferiore rispetto a quanto previsto per la Linea 4 di progetto. Nel 2019 a fronte di 28.078 MWh/a sono stati messi in rete 18.915 MWh/a contro le 75.000 MWh/a stimate per l’immissione in rete per la sola Linea 4.
L'energia elettrica prodotta dall'impianto viene in parte utilizzata come autoconsumo, in gran parte immessa in rete e ceduta per obbligo normativo, al GSE, la società individuata dallo Stato italiano per perseguire e conseguire gli obiettivi di sostenibilità ambientale, nei due pilastri delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica. Su 176.000 MWh/a alla massima capacità produttiva si stimano 145.000 MWh/a complessivamente immessi in rete.
Perché si è scelto un sistema di depurazione dei fumi di combustione del tipo "a secco" e non "a umido"?
L'acqua prelevata dal canale Piovego viene poi reimmessa? In caso affermativo subisce prima un trattamento? A quale temperatura viene reimmessa?
La nuova presa sul canale Piovego garantirà il passaggio ciclabile come avviene attualmente?
Perché è necessario demolire l'attuale opera di presa dell'acqua dal Canale Piovego e realizzarne una nuova?
Non vengono effettuati dei trattamenti all'acqua di alimento della caldaia? Se si, quali sono gli stadi di trattamento?
Il sistema di depurazione fumi selezionato è un sistema a doppio stadio di reazione e filtrazione a secco, del tutto analogo al sistema di depurazione fumi della Linea 3 che è coerente con le BAT (Besta Available Techniques) e che consente di avere livelli di abbattimento degli inquinanti acidi in linea con i sistemi di depurazione ad umido. I sistemi di depurazione fumi a secco, rispetto ai sistemi ad umido, hanno una configurazione impiantistica più semplice, non consumano acqua e non producono reflui liquidi di processo.
L'acqua prelevata dal canale Piovego non viene in alcun modo utilizzata per il processo di trattamento dei rifiuti. In particolare, non viene a contatto con i fumi derivanti dal processo di trattamento termico. Il suo utilizzo è esclusivamente funzionale alla sezione di recupero energetico, essendo previsto il suo passaggio all'interno del condensatore di vapore come fluido refrigerante. L'acqua prelevata dal canale viene trattata con prodotti chimici che producono cloruri, il cui incremento a valle dello scarico è trascurabile. Considerando di prelevare l'acqua ad una temperatura di 20°C, questa viene reimmessa a 32°C. Questo processo produce un incremento di temperatura allo scarico nell'area circostante del corpo idrico pari a 0,9°C, coerente con i limiti normativi previsti per questo utilizzo.
Si conferma che il progetto prevede il mantenimento del passaggio ciclabile.
Per garantire continuità al servizio di trattamento rifiuti, le Linee 1 e 2 saranno tenute in marcia fino alla messa a regime della Nuova Linea. In questo transitorio di circa 6 mesi, dovrà essere assicurato il prelievo dal Piovego per l'esercizio di queste linee e, contemporaneamente, per l'avviamento e messa a regime della Nuova Linea. Inoltre, la portata di acqua necessaria per la Nuova Linea (circa 2.400 m3/h) è superiore alla portata di dimensionamento della cabina che serve le Linee 1 e 2 (circa 1.800 m3/h).
L’acqua della caldaia circola all’interno del ciclo termico in circuito chiuso. Il reintegro del circuito è sottoposto a trattamenti tipici per la produzione e il trattamento di acqua di caldaia, ovvero un trattamento di demineralizzazione e un’additivazione con alcalinizzante e deossigenante.
Si è accennato al sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni. Come funziona? Cosa succedere se il sistema rileva un superamento dei limiti consentiti?
Quali sono i controlli eseguiti alle emissioni al camino e chi li fa?
- la misurazione ed il controllo in continuo di inquinanti quali Ossidi di Azoto, Polveri, Ossidi di Zolfo, Acido Cloridrico, Acido Fluoridrico, Mercurio, etcla misurazione ed il controllo periodico dei microinquinanti quali Metalli, Diossine e Furani, Idrocarburi Policiclici Aromatici, etc a cura di laboratori terzi.
- In aggiunta ai controlli del PMC, vengono eseguiti ulteriori controlli da parte degli enti di controllo per la verifica del rispetto dei limiti così come normati. Inoltre, ARPAV esegue ogni anno un Monitoraggio delle ricadute delle attività del Termovalorizzatore sulla qualità dell'aria, nel Comune di Padova e Noventa Padovana.
È possibile avere un link dove consultare in tempo reale le emissioni del nuovo impianto?
Il sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni effettua una misura della concentrazione degli inquinanti (tra i quali Ossidi di Azoto, Polveri, Acido Cloridrico, etc) e della portata dei fumi ogni 40 secondi. I valori misurati sono poi mediati su base semi oraria e giornaliera al fine della verifica del rispetto dei limiti normativi nel rispetto delle prescrizioni autorizzative. A livello gestionale, sono fissate delle soglie di attenzione e allarme (con valori minori rispetto a quello del limite normativo) che qualora raggiunte attivano segnali di allarme per l'operatore di conduzione che attua per tempo le azioni correttive necessarie e verifica l'origine dell'anomalia. Qualora si dovesse riscontrare un superamento dei valori limite, il sistema attua automaticamente il blocco dell'alimentazione del rifiuto come previsto dalla normativa di riferimento.
Oltre al sistema di monitoraggio delle emissioni al camino di cui si è parlato nel punto precedente che, si ricorda, restituisce valori medi della mezz'ora e valori giornalieri, entrambi disponibili sul sito internet www.herambiente.it, Il monitoraggio del processo viene eseguito, nel rispetto del Piano di Monitoraggio e Controllo (PMC) così come definito in fase autorizzativa ed approvato dalla Regione per mezzo dell'ente di controllo. I risultati di tutti i controlli eseguiti, vengono trimestralmente trasmessi alla Regione, alla Provincia, all'ARPAV, al comune di Padova ed a quello di Noventa Padovana. Per quanto attiene alle emissioni in atmosfera, il PMC prevede:
Le emissioni in atmosfera del Termovalorizzatore di Padova sono già oggi consultabili sul sito web di Herambiente nella sezione "Monitoraggio delle emissioni" della pagina dedicata all'impianto di termovalorizzazione di Padova. Le emissioni dell'impianto sono visibili anche da un apposito link accessibile dall'homepage del sito web di AcegasApsAmga www.acegasapsamga.it.
Quale è l'area di ricaduta delle emissioni? L'estensione di tale area da che cosa è influenzata?
È stato fatto uno studio di prevalenza dei venti?
Quanti e quali sono i recettori sensibili considerati nello studio di valutazione di impatto ambientale?
Le concentrazioni derivanti dalle simulazioni modellistiche sono calcolate al suolo?
Il camino sarà il medesimo della Linea 3?
Nello studio di impatto è stato considerato il Nuovo Polo Ospedaliero?
Le Centraline ARPAV che monitorano le emissioni come sono posizionate rispetto ai venti e la loro distanza dall'inceneritore?
Da circa un anno nella zona "Mortise" soprattutto al mattino, si percepisce cattivo odore? Può essere riconducibile all'impianto di termovalorizzazione?
È stato valutato l'impatto sulla salute della popolazione?
Per la valutazione dell'estensione della ricaduta delle sostanze emesse in atmosfera dal Termovalorizzatore è stato redatto uno Studio Diffusionale mediante l'utilizzo del codice di calcolo CALPUFF MODEL SYSTEM. Per la ricostruzione del campo tridimensionale di vento e temperatura sono state acquisite le elaborazioni meteorologiche CALMET effettuate dal Dipartimento Regionale per la Sicurezza del Territorio - Servizio Centro Meteorologico di ARPAV. Infatti, sono tali dati che maggiormente influenzano la dispersione delle sostanze in atmosfera. Il codice di calcolo è stato applicato in un'area di indagine sufficientemente estesa al fine di analizzare gli effetti della ricaduta nelle aree abitate vicine all'impianto. In particolare, l'area di calcolo presenta un'estensione di 20 km in direzione Ovest-Est e di 20 km in direzione Nord-Sud, ponendo al centro del dominio l'impianto stesso. Come risultati dell'applicazione del modello sono state elaborate mappe di isoconcentrazione che permettono di visualizzare l'area di ricaduta delle emissioni sul territorio.
Per la ricostruzione del campo tridimensionale di vento e temperatura sono state acquisite le elaborazioni meteorologiche CALMET effettuate dal Dipartimento Regionale per la Sicurezza del Territorio - Servizio Centro Meteorologico di ARPAV. I valori dei parametri micrometeorologici elaborati da CALMET, ed estratti in corrispondenza dell'area di impianto nel dominio di calcolo, sono stati analizzati ed utilizzati per descrivere la meteorologia dell'area di studio.
Lo Studio di Impatto Ambientale è stato condotto con lo scopo di valutare l'impatto che le modifiche in progetto avranno sul territorio all'interno del quale di inserisce il Termovalorizzatore. Ciascuna valutazione condotta all'interno dello Studio è stata mirata a verificare l'impatto sulla specifica matrice individuando specifici recettori, in funzione degli obbiettivi della valutazione stessa. In particolare, per la valutazione dell'impatto sulla qualità dell'aria sono stati individuati n.41 recettori, comprensivi di aree abitate, scuole, ospedali (ivi compreso il Nuovo Polo Sanitario San Lazzaro non ancora realizzato), in un'area di studio quadrata avente un'estensione pari a 20 km in direzione Ovest-Est e 20 km in direzione Nord-Sud. Per la valutazione del clima acustico dell'area e la previsione dell'impatto su tale matrice, a seguito dell'introduzione delle modifiche, sono stati invece individuati n.10 recettori, associati principalmente alle civili abitazioni ubicate in prossimità dell'impianto, in un'area di studio rettangolare avente un'estensione pari a 850 m in direzione Ovest-Est e 560 m in direzione Nord-Sud. La valutazione del potenziale impatto sui siti naturalistici ha invece utilizzato un'area di analisi più vasta, dovendo andare ad analizzare gli eventuali impatti sui siti della rete Natura 2000 presenti nelle vicinanze dell'impianto. In particolare, sono stati analizzati i n.2 recettori corrispondente con i siti "IT3260018 Grave e Zone umide della Brente" e "IT3260017 Colli Euganei - Monte Lozzo - Monte Riccio". La valutazione del rischio sanitario è stata condotta sugli esiti dello studio diffusionale e, quindi, ha analizzato nello specifico i medesimi recettori. La valutazione del rischio, condotta attraverso un confronto con i valori di riferimento ad oggi più attendibili e con i requisiti normativi di qualità dell'aria, non ha evidenziato alcuna criticità.
Le concentrazioni risultanti dall'applicazione del modello di calcolo CALPUFF MODEL SYSTEM sono state calcolate al suolo.
L’impianto di termovalorizzazione è attualmente dotato di un camino (inteso come manufatto principale) contenente tre condotte separate e riferite a ciascuna linea (L1, L2 ed L3). Nella configurazione di progetto, nell’ambito dell’attuale manufatto, sarà mantenuta invariata la condotta relativa alla Linea 3, saranno dismesse quelle delle Linee 1 e 2 ed installato il condotto relativo alla Nuova Linea.
Tra i recettori individuati all’interno dello Studio Diffusionale, sviluppato nell’ambito della valutazione dell’impatto sulla qualità dell’aria, è presente il Nuovo Polo Sanitario San Lazzaro, non ancora realizzato (recettore R41).
La rete di rilevamento della qualità dell'aria del Veneto, analizzata nello Studio Diffusionale, è stata sviluppata dagli enti competenti sulla base delle indicazioni e prescrizioni normative definite nel D.Lgs 155/2010. In particolare, tra i recettori individuati nello studio diffusionale 5 sono relativi alle centraline della rete di monitoraggio. Nella tabella seguente si riporta la distanza di tali centraline rispetto al camino di emissione ed in grassetto quelle localizzate nella direzione dei venti prevalenti.
R36 | QA Arcella | 3.800 m a Nord-Ovest del camino | ||
R37 | QA APS2 via CARLI | 1.500 m a Nord-Ovest del camino | ||
R38 | QA APS1 - Viale Internato Ignoto | 1.800 m a Sud-Ovest del camino | ||
R39 | QA PD - Granze | 3.500 m a Sud-Est del camino | ||
R40 | QA PD - Mandria | 7.600 m a Sud-Ovest del camino |
Tutto l'impianto che lavora a ciclo continuo è progettato e realizzato per lavorare in depressione. Quindi, anche la fossa rifiuti (unico locale potenzialmente odorigeno) ha un assetto che è sempre in depressione. È pertanto da escludere che gli odori provengano dall'impianto.
Su base volontaria è stata redatta una specifica valutazione di rischio sanitario, in conformità alle “Linee guida per la valutazione di impatto sanitario (D.Lgs 104/2017)” predisposte dall’Istituto Superiore di Sanità e adottate con Decreto del Ministro della Salute 27 marzo 2019.